Le sere nere dei bambini che ci guardano. L’ottimo esordio di Santoni

Io e il secco (Italia, Croazia 2023)
Regia: Gianluca Santoni
Cast: Francesco Lombardo, Andrea Lattanzi, Barbara Ronchi, Andrea Sartoretti, Swamy Rotolo, Zoe Trevisan, Alessandro Bernardini, Lanfranco Vicari, Simone Plazzi
Produzione: Nightswim con Rai Cinema, Antitalent, Sajama Films
Distribuzione: Europictures
Genere: drammatico, commedia
Durata: 100′

Che mestiere difficile essere stronzi! Un impegno, perché gli stronzi, a differenza di chi affossa, affonda e cade, galleggiano.

Un bel film italiano, una bella prima prova registica e di scrittura (insieme a Gianluca Santoni, firma la sceneggiatura Michela Straniero) quella di Santoni, a giusta ragione Miglior soggetto al Premio Solinas 2017.

Il giovane regista ci porta nella riviera adriatica, densa di palazzi popolari dove,  nonostante la vicinanza del mare, la violenza delle sere nere si consumano in modo abitudinario. I bambini crescono  nutrendosi con occhi, orecchi, bocche e annusano la violenza di maschi perpetrata addosso a donne che fanno fatica a denunciare, per il solito bene dei figli. Ha avuto coraggio il giovane Gianluca Santoni a produrre un film scorretto, cattivo e sleale, in sintonia con i tempi e gli spazi in cui viviamo ed esistono i protagonisti della sua storia. Un bambino, Denni, che deve difendere sua madre dall’orco del padre. E poi c’é Il Secco, ragazzone per nulla arido nei sentimenti, tanto da instaurare un rapporto commovente con Denni, scommettendo su promesse non mantenute, confronti e affronti, litigate, a dividerli sarà solo l’età e la profonda differenza, una vera e propria barriera, la città e la periferia. Entrambi credibilmente fragili, Denni e Il Secco sono le facce della stessa medaglia che chiamasi adolescenza. Nel caso de Il Secco un’adolescenza non risolta, al modo dei tanti adulti odierni: stessi conflitti e tumulti, non solo nei confronti dei padri, desiderio di rinuncia al male-essere. Instancabile assenza di punti di riferimento. Nella sua tempesta Denni troverà Il Secco, esso stesso naufrago. Affronteranno insieme le turbolenze e le mareggiate tempestose che li riporteranno nei mari senza mare, in un vuoto che è sempre colmato da altro.

Straordinari gli interpreti, Andrea Lattanzi lo si conosce per altri film molto simili a questo bel film, sempre credibile e capace di recitare col sopracciglio, il ghigno, il silenzio. Insieme all’esordiente Francesco Lombardo. Entrambi piazzati in non luoghi, meravigliosamente restituiti dalla fotografia di Damjan Radovanovic e dal montaggio di Desideria Rayner.

Finalmente un film che affronta temi sociali, con un linguaggio lontano dal piccolo schermo. Io e Il Secco è cinema. Soprattutto perché, nella maggior parte delle cose che racconta le affida all’immaginazione, protagonista del film. Sia che si tratti di sparare con un bastone, sia quando Denni immagina di riprendersi la bicicletta dai ladri che gliel’hanno rubata. Si possono spegnere i lampioni con il pensiero, immaginare di ammazzare i padri, restando a galla in un oceano che non ha mai fine. Tutto è reale nel film di Santoni, ed è evidente che il suo nume sia Truffaut, in modo particolare quello de I quattrocento colpi. Tutta la storia, nonostante l’altezza della violenza degli adulti, è raccontata a misura di bambino, circondato da adulti interpretati da attrici e attori bravissimi (Barbara Ronchi e Andrea Sartoretti, seppure quest’ultimo si fa fatica a immaginarlo cattivo, nei ruoli dei genitori di Denni, e Swamy Rotolo, fresca del David di Donatello per A Chiara). Fra dramma e commedia Santoni si presenta come una giovane promessa del cinema italiano, con uno sguardo che va oltre le gomorra nostrane e soprattutto in grado di essere credibile, anche quando si raccontano bambini e adolescenti.

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